Il Lupo e Cappuccetto Rosso si incontrarono per caso.
"Io mordo," avvertì il Lupo.
"Lo so", disse Cappuccetto Rosso, e nascose rapidamente nella sua borsa il fucile, ricevuto in regalo all'onomastico, e le lastre con le scritture "proprietà privata", "non toccare con le mani" e "pericolo mortale" - dietro le sue spalle.
"Facciamo quattro passi?" lei suggerì.
"Non saprei..." disse il Lupo, "mordo..."
"Ho l'immunità", incoraggiò Cappuccetto Rosso e gli mostrò due cicatrici bianche sul suo polso sinistro.
"Ho zanne e scolari, guarda, eccoli qui," disse il Lupo ancora dubbioso.
"Solo una passeggiata", Cappuccetto Rosso insistette.
"C'erano i cappuccetti rossi nei miei tempi..." sospirò il Lupo.
Il Lupo aveva un grande cuore, e si preoccupava segretamente di tutti i cappuccetti rossi che aveva mai mangiato, specialmente di uno - il mezzo mangiato.
Cappuccetto Rosso aveva un familiare Tagliaboschi - esteta, intellettuale e sadico. Amava il cinema francese, Schiller e le bambine, nel suo caso Cappuccetto Rosso, anche se non era così piccola.
Una volta a settimana Cappuccetto Rosso andava a trovare Tagliaboschi. Lui le offriva il tè di erbe selvatiche e lunghe conversazioni, raccontando fatti interessanti della vita di Remarque o Godard. Quando il tè era bevuto e le storie erano finite,Tagliaboschi metteva Cappuccetto Rosso davanti a sé, prendeva la sua mano e la faceva girare per vederla meglio. Molto spesso il risultato non gli piaceva. Lui aggrottava la fronte e diceva in tono di rimprovero:
"Perché la tua gonna è così corta? è indecente. Sei Cappuccetto Rosso, non una gonnetta di jeans!", "Dov'è il tuo berretto? Perché i tuoi capelli son così arruffati?" Tagliaboschi tirava fuori alcune ragnatele e strette foglie verdi dai suoi capelli, "Dove bighelloni tutto il giorno?"
Cappuccetto Rosso non poteva dirgli che passava il tempo con il Lupo, camminando lungo i boschi più fitti, i cespugli di dafne, perciò alzava le spalle con aria estranea.
"Sei insopportabile," diceva Tagliaboschi severamente, "Ora te la faccio pagare".
La terza bis-bisnonna della sorellastra della nonna della zia di Cappuccetto Rosso sulla linea paterna era una famosa strega, e Cappuccetto Rosso ereditò due gocce di sangue magico. Nel suo tempo libero dalle passeggiate con il Lupo, lei inventava gli elisir d'anti amore e i pozioni anti interessanti. Offriva i primi agli ammiratori vecchi e fastidiosi, versava i secondi su se stessa, in modo da non attrarne di nuovi. Cappuccetto Rosso non era molto socievole, inoltre, sapeva bene che se Tagliaboschi avesse trovato qualcuno vicino a lei, a quanto pare, sarebbe stata lei a subire per prima la sua ira, indipendentemente da chi era: il venditore di stuzzicadenti o il prince azzurro con un mazzo di nontiscordardime.
L'amicizia di Cappuccetto Rosso e il Lupo era cosi stretta che Cappuccetto Rosso dimenticava che lui era un lupo e lei - un cappuccetto. Con il Lupo, anche se lui era il lupo, e lei era il cappuccetto, sentiva tutto chiaro e semplice. Inoltre, il lupo era affamato raramente, aveva un sacco di altri cappuccetti a sua disposizione: freschi, appena congelati, secchi, in scatola e anche solubili istantanei. Di tanto in tanto, tuttavia, il Lupo l'annusava e gli si avvicinava, ma riusciva sempre a mantenere il controllo e non si permise mai nulla nemmeno nei suoi pensieri. Anche Cappuccetto Rosso una volta si presentò mangiata dal lupo. Era spaventoso - il Lupo soffocò, avvelenò, gli fecero la lavanda gastrica, e poi soffrì ancora per molto tempo di un grave bruciore.
Per ovvi motivi, Cappuccetto Rosso non disse mai a Tagliaboschi sul Lupo (per il Lupo non aveva paura - un'elegante e brillante pistola con un cartello "contro i lupi", appesa al muro nella casa di Tagliaboschi, era fatta di cartapesta), ma quando il Lupo era fuori la foresta, le mancava, era arrabbiata per l'attesa e scaricava tutte le sue lamentele e malumore contro Tagliaboschi. Tagliaboschi si prendeva fuoco, la tirava per i capelli e allora lei sentiva che il suo senso di colpa diminuiva un po' e lei cominciava a sognare di essere di nuovo tra i cespugli impenetrabili di dafne, dove lei e il Lupo ululavano insieme all'unisono.
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Dedicata a J, che ha scelto di curare le anime come la sua professione e se la cava benissimo
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