domenica 16 agosto 2015

Le sfingi di San Pietroburgo.


Le famose sfingi di San Pietroburgo sono i monumenti più antichi della città: risalgono, infatti, a circa tremilacinquecento anni fa. Oltre ad impreziosire il lungofiume vicino all'Università di San Pietroburgo e ad avere una lunga storia, dietro le sfingi ci sono tante leggende metropolitane.

Secondo la leggenda, durante il giorno le sfingi cambiano l'espressione del viso. Al mattino, sembra calmo e tranquillo e rimane sereno fino a mezzogiorno, ma alla sera, i volti antichi cambiano e diventano inquietanti e minacciosi. Alcuni abitanti della città in particolare vanno alle sfingi prima del tramonto per catturare il momento in cui il volto della statua comincia a cambiare. Tuttavia, si ritiene che, per le persone facilmente impressionabili, sia meglio evitare questo spettacolo: si dice che quelli che vedono il volto della Sfinge cambiare espressione possano impazzire.

Allo sguardo della sfinge si attribuisce il potere di far impazzire le persone, e persino quello di far loro cambiare idee politiche: nel 1938 un komsomolec della ditta Lengostrojtest spinse i membri della sua brigata sulla spiaggia del lungofiume e si mise a insultare Stalin. Più tardi all’NKVD spiegò che fu l’idolo egizio a incitarlo a compiere una simile azione.
Si racconta inoltre che le sfingi, sin dall’antichità legate al Nilo, abbiano addolcito il carattere della Neva. 

Ad ogni modo, le fiabe più sensazionali sono dissipate da un fatto inconfutabile: questa parte di lungofiume è eccezionalmente piacevole e rilassante con qualsiasi tempo e a qualsiasi ora.

1 commento:

  1. alla domanda "come ci sono arrivate queste sfinge a San Pietroburgo?":
    Le sfingi sul ponte Blagoveschensky con la doppia corona dell’Alto e Basso Egitto erano originariamente di guardia al santuario del faraone, a Tebe, e stavano gradatamente svanendo nella sabbia, da dove invece le riportò alla luce l’archeologo greco Janis Atanazisom. Il console britannico le portò ad Alessandria e per poco non le vendette all’egittologo francese Champollion. L’affare però non si concluse e le sfingi le comprò per il tesoro russo l’ufficiale, diplomatico e scrittore religioso Andrej Nikolaevič Murav’ev, un giovane pio che aveva concluso il pellegrinaggio per i luoghi sacri. Le sfingi furono in seguito disposte in gabbie speciali e per un anno intero viaggiarono da Alessandria a San Pietroburgo a bordo della nave “Buona Speranza” per restare ancora due anni all’Accademia delle Arti e infine occupare, nel 1832, il loro posto attuale, da duecento anni.

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