martedì 14 giugno 2016

Meraviglie vicine e lontane.

Questa lettera mi ha sognato un giorno al mattino, è di un mio vecchio amico. Su un foglio a righe spiegazzato c'era scritto circa quello che segue:

La gente pensa che la città sia generatrice di propria volontà creativa, del suo lavoro, e della sua noia. Pensa che nelle città non ci sia posto per il caos e l’ossessione. Si accertano di vivere in un quartiere tranquillo, i bambini vanno in una buona scuola, i negozianti ci salutano cordialmente, abbiamo il nostro tavolo in un buono pub dietro l'angolo... Beh, cosa potrebbe minacciare la nostra tranquillità qui?! Il cittadino è incurante, è vero. È convinto che la cosa peggiore che può aspettarlo sono i teppisti di strada e i conducenti ubriachi. È spiacevole, ovviamente, ma niente da fare, può succede.

Nessuno si aspetta che da qualche parte all'incrocio fra via Hohshtrasse e via Marktplatz, tra una tabaccheria e un negozio di animali, di fronte a lui si aprirà l’abisso.
Beh, tanto più inebriante un incontro inaspettato.

Gli altri miracoli, invece, preferiscono sorprendere la loro preda nei deserti e nelle grotte; nel peggiore dei casi - nella foresta di notte o in un sentiero di montagna. Ma non ce ne sono rimasti così tanti. Oggi i misteri sono affamati di sangue fresco e preferiscono stare più vicino alla gente. E noi... Сome sapete, stiamo costruendo le città per noi stessi e li riempiamo con i nostri corpi, che sono ancora adatti al lavoro, al sonno e all'amore.

Per quanto possa sembrare strano, anche per i miracoli siamo abbastanza adatti. Siamo come i cibi dolci, calorici, come legna secca per il fuoco - hanno bisogno di noi, e questo non è sempre una buona notizia.
Ma tutte le altre notizie possono andare affanculo.



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